1 agosto 2013

Molly Drake, mamma di Gabrielle

Molly Lloyd Drake

La questione è delicata. Delicatissima, invero. Perché mai dovremmo interessarci a una signora che strimpellava il pianoforte in un tinello di Tanworth-in-Arden, contea del Warwickshire, Regno Unito, fra gli anni ’50 e ’60 del Novecento? La signora, che si chiamava Mary Lloyd (ma che tutti in famiglia soprannominavano Molly), non ha certo lasciato il segno nella storia della canzonetta britannica. Non solo la storia della canzonetta britannica non si ricorda di lei, ma la stessa Molly non è mai stata tanto ambiziosa da pensare di esporre il proprio talento ad altro pubblico che non fosse la stretta cerchia dei familiari. Il marito e i due figli.

Due figli, dunque. Cominciamo dalla maggiore, Gabrielle Drake (dal cognome del padre Rodney), nata a Lahore, in Pakistan, dove il babbo, all’epoca, esercitava la professione di ingegnere (gironzolò un po’ per tutte le Indie dai primi anni ‘30 al 1950 al servizio della Bombay Burmah Trading Corporation). È attrice di teatro e di cinema, ma deve buona parte della sua notorietà a un ruolo televisivo. Quello del tenente Gay Ellis che nella serie tv 1970, UFO, esercitava la mansione di comandante in capo della Base Luna (nonostante i capelli viola dalla sua figura emanava un che di sexy, grazie in particolare a delle tutine spaziali degne di Mary Quant). E poi il figlio minore, nato a Yangon, Birmania, quattro anni dopo la sorella, nel 1948. Nome all’anagrafe: Nicholas Rodney Drake, meglio noto nel mondo della canzone come Nick Drake.

Di Nick Drake sappiamo, o dovremmo sapere, meglio, quasi tutto. Ridotto a una facile formula: icona del folk inglese. Incise tre soli dischi: Five leaves left nel 1969, Bryter Layter nel 1970, e Pink Moon nel 1972. Poca o nessuna fama fino agli inizi degli ’80, e poi, di colpo, la celebrazione postuma. Nick Drake morì infatti il 25 novembre 1974, a soli ventisei anni, per un’overdose di antidepressivi. Incidente o suicidio? Non si sa. Si sa però che sul comodino, accanto al letto dove giaceva il suo corpo, c’erano una lettera scritta alla fidanzata (o soltanto “migliore amica”?) Sophia Ryde, e un libro: Il mito di Sisifo, un saggio di Albert Camus che ha per tema il senso dell’assurdo, dove il suicidio, tra le altre cose, viene definito “l’unico problema filosofico veramente serio”.

Nel 2007 Gabrielle Drake curò la pubblicazione di un’antologia intitolata Family Tree dove, accanto a versioni inedite di brani del fratello e a cover di canzoni di Bert Jansch e Jackson C. Frank (si trattava in buona parte di precarie ma preziose registrazioni casalinghe), spuntavano anche dei temi interpretati da Molly Drake, la mamma di Nick. Joe Boyd, il leggendario produttore di Nick Drake, a questo proposito dichiarò quanto segue: queste canzoni sono l’anello mancante nella storia di Nick Drake. Perché questo? Perché come ha fatto notare la sorella Gabrielle, quanto si specula intorno alle influenze musicali di Nick Drake – molte di queste, invero, conosciute – si tende a trascurare le più ovvie. Ossia, l’influenza di una mamma non solo canterina, ma persino autrice di canzoni.

Da poche settimane è nei negozi un disco nuovo. Un disco interamente dedicato proprio a Molly Drake che consiste in registrazioni, pure queste casalinghe, realizzate dal marito Rodney. Diciannove canzoni alle quali vanno aggiunte anche quarantacinque poesie vergate dalla stessa Molly. Sappiamo che Nick Drake giudicava naif le canzoni della mamma. Ma questo, in un ragazzo che aveva ben altre ambizioni, non è soltanto scusabile, ma persino comprensibile. Il talento di Molly Drake non è paragonabile a quello del figlio, ma consente a noi (i posteri) di tracciare delle corrispondenze più o meno legittime fra il songbook di una madre e quello del figlio.

La tentazione di sovrapporre l’uno all’altro è naturalmente forte, quasi irresistibile. E da un primo, sommario ascolto del disco in questione emerge un’effettiva prossimità di tono, per così dire. Una malinconia di fondo, una quieta intimità che forse li accomunava (ma è un’ipotesi come un’altra, intendiamoci). Andare oltre ci pare però eccessivo. Ipotizzare addirittura una discendenza o un calco stilistico è decisamente fuori luogo, oltre che un tantino indiscreto. Le questioni di famiglia, come si accennava all’inizio, sono delicate. Bisogna avvicinarle con molta cautela. Resta il fatto che questo disco, nel suo commovente tentativo di abbozzare una genealogia affettiva più che di carattere musicologico, farà la felicità dei seguaci di Nick Drake.

da:
http://la2.rsi.ch/home/networks/retedue/clandestini/2013/04/28/molly-drake.html


Molly & Nick


Nessun commento:

Posta un commento